lunedì 17 maggio 2010

SERIE A TIM: GAME OVER

Finito il campionato 2009/10: Inter campione, Roma seconda. La Samp in Champions, il Milan surclassa una Juventus da ricostruire, ma il futuro dei rossoneri pare sempre meno futuribile. Eccovi l’ultimo punto sul campionato.

Anche se non saprei quantificarne il numero esatto, a quanto pare da qualche ora l’Inter ha vinto il titolo italiano. “Dalla regia” mi dicono che sono diciotto ma confesso di avere qualche problema a prendere sul serio lo scudetto d’ufficio. Comunque sia, come recitava la maglietta di De Coubertin Materazzi: “Non è successo”. L’Inter non è caduta nella trappola di Siena e la Roma, andata in vantaggio per prima, ci ha sperato per mezz’ora ed è uscita dal Bentegodi a testa alta ma con un pugno di mosche in mano. Come due anni fa. Allora Ibra, oggi Milito. All’undicesimo titolo italiano in cinque anni, i nerazzurri si concedono qualche suspence di troppo non uccidendo, per qualche incertezza invernale, un campionato che tecnicamente dovevano tenere in pugno da mesi.
A Siena a tratti tira una brutta aria, da giornata nervosa e stregata. I toscani non fanno da sparring partner e si schierano coriacei in 9 dietro la linea della palla. Gli spazi non ci sono e quando si trovano manca la mira o la fortuna. Finché Zanetti non ci ricorda quanto sia inspiegabile la sua assenza a Sudafrica 2010, con una discesa che taglia in due mediana e difesa senesi per servire il primo pallone pulito della partita a Milito che – ça va sans dire – non ci pensa due volte e lo rotola in rete. Due trofei, due gol di Milito. Per l’ennesima volta: non si spiega come sia arrivato a questi livelli così avanti con gli anni. È lui, più di tutti, colui a cui l’Inter deve i suoi successi stagionali: l’uomo copertina, persino più di quanto lo sia stato Ibrahimovic negli anni passati. A seguire ci sarebbe e c’è Sneijder, il giocatore del salto di qualità del centrocampo. Ci sarebbe perché purtroppo gli acciacchi fisici lo hanno relegato a fare il comprimario con il Siena, il che non cancella ovviamente il suo superlativo apporto ai meccanismi del gioco interista. Poi Zanetti che a 36 anni ha giocato forse il miglior calcio della sua carriera e Cambiasso, un “colletto bianco” prestato al gioco del pallone. Ma anche Lucio e Samuel, coppia difensiva di tenuta insuperabile ed Eto’O, passato da bomber ad ala senza battere ciglio. L’Inter merita il titolo anche se, nei festeggiamenti si percepisce retrogusto di assuefazione e, parlo a titolo personale, il dispiacere per la latitanza, in questi anni, degli avversari storici: gobbi e cugini, chiaramente. Per questo il titolo vinto oggi a Siena, per quanto sofferto, resta nel cono d’ombra che si crea al solo pronunciare la parola Madrid. La prova del nove, quella definitiva, è tra sei giorni e lo sanno anche i M(o)uri.

Per il resto, il campionato che va in archivio ci lascia con l’immagine di un perdente di successo: Claudio Ranieri. Cui manca sempre la sorte nei piccoli dettagli, così come alla sua Roma che ha il merito di aver reso almeno due degli ultimi quattro campionati, meno scontati di quel che potevano essere, recuperando un gap tecnico non da poco con la forza del gioco e del carattere.

Il prossimo campionato partirà con la Sampdoria in Champions League; l’ultima volta che è successo è andata in finale. C’erano Vialli e Mancini. Chissà se… Cassano e Pazzini. Pazzissima idea, ammesso che restino entrambi. Chissà che fine farà Delneri. Chissà se qualcuno, un giorno, si ricorderà del bellissimo calcio del Palermo di Delio Rossi che stava per regalarsi un sogno. Chissà se qualcuno si ricorderà di quel Milan – Juventus stravinto dal Milan che contava meno di un’amichevole estiva.

Chissà come sarà la Juventus di Andrea Agnelli. Chissà chi arriverà e partirà in estate. Chissà su quale panchina siederà Mourinho e quale maglia indosserà Balotelli. Chissà dove andrà a svernare Diego. Chissà che l’anno prossimo non possa già essere “l’anno buono” per un nuovo nome sull’albo o se l’Inter salirà sull’ennesimo tapis roulant verso il diciottesimobis/diciannovesimo scudetto, con piena facoltà di complicarsi la vita da sola. Chissà cosa succederà in estate tra mondiali e tribunali.

Una cosa certa già c’è: Leo ci mancherà. Il gol di Antonini – una sua scoperta – la sua esultanza da ragazzino di ieri sera erano, sono e saranno sempre molto più belli del musone di Galliani e della ricrescita di Silvio.
È uno Juventino a dirlo: vendetelo, regalatelo o costruitelo voi, ma ridateci un Milan da odiare e da far odiare ai cugini.

1 commento:

  1. a inizio anno avevo detto che la Doria avrebbe spaccato.

    pronostico azzeccato!

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