venerdì 30 aprile 2010

"Se c'ero io..." I Giocatori che non vedremo al prossimo mondiale

Ogni Mondiale, prima di iniziare ufficialmente, porta con sé i suoi “se”, insieme a piccoli momenti di rammarico calcistico. Non parliamo dei papabili che poi non verranno eletti, per quelli la delusione è ancora di là da venire, ma di chi sa già che quel mese si divertirà come un matto, vedrà posti da favola, riuscirà a godersi la famiglia o le donne come non aveva mai fatto, ma un pizzico del suo cervello pensa: “Se ci fossi stato io…”.

E questo minimo dannarsi ce lo portiamo addosso anche noi tifosi, che vorremmo un Mondiale a 100 squadre, così nessuno ti può dare del matto se guardi con avidità Uzbekistan-El Salvador.
Il 2010 ha ammesso al gran ballo fior fior di giocatori, ma ci sono, è inutile negarlo, altre margherite che sul prato sudafricano non appariranno. Il fiore più scintillante è Zlatan Ibrahimović, tuttofare nelle sue squadre di club e ingordo vincitore di scudetti, ma spesso spento e loser di professione con la odiata-stimata Svezia. Quest’anno Zlatan ha svolto un ruolo di “partecipazione straordinaria” con il Barcellona e non si è distinto, come spesso gli capita, nelle partite decisive di Champions League. Forse merita e cerca un po’ di riposo, affinché riprenda ad amare follemente il calcio e a farci vedere la sua a tutto campo.
Chi invece non avrebbe voluto per nessuna ragione al mondo stare a casa dall’11 giugno all’11 luglio è Mirko Vučinić, che potrebbe anche vincere lo scudetto con la Roma , ma ha con il novello Montenegro un rapporto d’amore forte. Vederlo in Sudafrica insieme a Stevan Jovetić sarebbe stato come ascoltare una di quelle bande di suonatori slavi, sicuramente perdenti ma inebrianti per ritmo e classe. Altre due coppie di danzatori di reparto mancheranno soprattutto ai malinconici mitteleuropei che vorrebbero ancora un calcio tutto pensato: la Croazia ha riavuto dall’Inghilterra lo sgarro europeo e quest’anno non potrà mettere in mostra il suo duo di centrocampo: Luka Modrić - Ivan Rakitić. Verticalista il primo, tocca due volte la palla ed è già pronta per un tiro o un assist, orizzontalista il secondo, la carezza con una delicatezza che non si vedeva dai tempi di Boban. La Repubblica Ceca invece ha fatto spazio ai cugini slovacchi, in forma perfetta nei loro uomini cardine al momento giusto. I cechi hanno una buona squadra e sono già pronti al varco per il ricambio generazionale. Per loro fortuna, della squadra vicecampione mondiale 2007 (battuti dall’Argentina di Insua, Banega, Zarate, Piatti e soprattutto Aguero), molti hanno mantenuto le promesse e la squadra del futuro inizia a delinearsi. Di sicuro la coppia d’attacco sarà formata da Tomáš Necid, riferimento di peso dai piedi buoni, e Martin Fenin, un potenziale autore di 20 reti nei maggiori campionati europei.
La Russia ci mancherà tanto. L’Europeo 2008 con Hiddink aveva messo le basi per un decennio di successi, interrotto per colpa della cattiva forma dei calciatori nella partita di spareggio contro la Slovenia, e per alcuni dissidi interni che con i russi capitano sempre.
Da ricordare in quelle serate d’estate almeno un uomo per reparto: Igor Akinfeev, che ha la faccia di uno di quegli attori italiani degli anni ’50, Jurij Žirkov, che Ancellotti non ha compreso fino in fondo, Andrej Aršavin, che gioca sempre come se fosse l’ultima partita della sua vita, Roman Pavljučenko, che segna ma soprattutto fa segnare, se con lui fa sfracelli addirittura Defoe.
Ci mancheranno almeno due portieri tra i migliori al mondo: Shay Given, insieme al suo trainer ovviamente, entrambi dotati di un istinto primordiale e una classe limpida, e Artur Boruc, simile al collega irlandese per gusto sintetico della parata. Purtroppo non ci sarà Cristian Chivu, con il suo elmetto pronto a diventare marchio di fabbrica e Yossi Benayoun, centrocampista per la Juventus ma nessuno lo capisce.
Non ci sarà nemmeno la nouvelle vague belga, anticipata da Vincent Kompany qualche anno fa e giunta adesso alla pre-maturazione con Moussa Dembélé, Marouane Fellaini, e il più cucciolo di tutti (anche se è una bestia) Romelu Lukaku.
Mentre il Belgio dopo tre partite non aveva già più speranze di qualificazione, a sperare fino al ritorno dello spareggio, mettendo a rischio la partecipazione di Ronaldo e le sue storie, è stata la Bosnia, ben fissata sulle spalle di un trio d’attacco meraviglioso da vedere nei suoi movimenti con e senza palla: Zvjezdan Misimović – Vedad Ibišević – Edin Džeko.
Questi i big della prima fascia che questa estate se ne vanno al mare a giugno, mentre in una ipotetica seconda fascia nostalgica, a farci ricordare delle vacanze saranno gli ecuadoriani Luis Antonio Valencia, che a Manchester l’anno prossimo farà sfracelli, e Cristian Benítez che, chi ha visto al Santos Laguna ricorda molto bene, il peruviano Juan Manuel Vargas, che porterà il suo sinistro alla Juventus, scommetto quello che volete, i marocchini Marouane Chamakh e Mounir El Hamdaoui, due frecce niente male da grande squadra europea (Milan, ci sei?), il centrocampo maliano Seydou Keita – Mahamadou Diarra – Mohamed Sissoko (e chi altri può schierare tale forza, tecnica e intelligenza tattica?), le vecchie poiane egiziane Ahmed Hassan, Essam El-Hadary, Mohamed Aboutrika, ormai in là con gli anni ma capaci di calcio e teatro da stadio come forse nessuno più.
E poi c’è una terza fascia, calciatori sconosciuti ai più ma in patria veri idoli. Vederli giocare al Mondiale era un motivo in più per scoprirli e se magari giocavano contro l’Italia per farli immaginare come dei grandi campioni. A Tashkent in Uzbekistan una volta nella vita vorrebbero vedere Server Djeparov al Mondiale, ma anche questa volta l’uomo che supera anche Rivaldo nel cuore dei tifosi deve accendere la tv, come pure Shao Jiayi, insieme a tutti i cinesi che faranno del bene alle statistiche sull’audience. Due coppie che sono andate vicine alla trasferta sudafricana sono Bryan Ruiz e Álvaro Saborío della Costarica e Chris Katongo e Felix Katongo dello Zambia, mentre poche speranze fin da subito hanno avuto Hawar Mulla Mohammed dell’Iraq e Andranik Teymourian dell’Iran. Last but nont least, l’ultimo rammarico è per Jaycee John, con il Bahrein sempre ad un passo ma mai una volta qualificato.

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